Scrivere è una condanna e una grazia

Se AltroVerso non fosse esistito, non avrei mai scritto niente.

Scrivere non è un lavoro, è una condanna e una grazia.  L’una o l’altra cosa o tutte e due insieme, ma mai un lavoro.  Chi scrive per lavoro, bene che vada, mette ordine ai propri pensieri, ma non crea niente di nuovo.

Chi scrive perché è condannato a farlo dalla propria natura, aspetta prima la folgorazione. Che difficilmente arriva alle otto del mattino quando si attacca a lavorare alla scrivania dello scrittore, come molti fanno.

Darsi una regola, scrivere due, quattro o sette ore al giorno, dalle otto alle tredici o dalle sedici alle diciannove, ogni santo giorno della vita, è un esercizio fisico che non ha nulla a che fare con la scrittura.  Poco importa se invece di produrre sudore produce inchiostro.

La scrittura non sopporta regole e abitudini, ripudia ascesi impiegatizie e allenamenti burocratici.

Se cerchi di amministrare la scrittura è perché non ce l’hai.

Fabio Mastropietro

Fabio Mastropietro

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